Assistenza notturna in ospedale: consigli per non sbagliare

Sono tantissime le famiglie che, ogni giorno, si trovano ad affrontare le difficoltà legate alla gestione di un parente anziano o disabile ricoverato in ospedale. Anche se molte strutture sanitarie sono dotate di ogni comfort e di personale esperto 24 ore su 24 può essere utile, onde evitare di far vivere al proprio congiunto una situazione che, a ragione, si può definire traumatica, assoldare un assistente notturno. Nelle prossime righe, vediamo alcuni consigli per non sbagliare nella gestione del rapporto con questa figura.

L’inquadramento contrattuale

Uno dei primi aspetti a cui porre attenzione nel momento in cui si ha a che fare con un assistente notturno in ospedale riguarda il suo inquadramento contrattuale. In questo frangente, esistono sostanzialmente due strade da seguire. Si può parlare di contratto di presenza notturna o di una contrattualizzazione che, invece, prevede veri e propri obblighi di assistenza, come per esempio il fatto di portare in bagno il soggetto ricoverato.

La normativa vigente prevede che, dal punto di vista degli orari di lavoro, si vada dalle 21.00 alle 8.00 del mattino dopo. Come più volte ripetuto nelle righe precedenti, non si può prescindere dal contratto. Senza questo step, si commette un illecito perseguibile dalla legge.

I compiti dell’assistente notturno in ospedale

La figura che si occupa di assistenza notturna in ospedale a soggetti non autosufficienti non è una persona i cui compiti si limitano a osservare la persona ricoverata e a farle compagnia. Come già specificato, si parla di un professionista che deve agire a livello pratico, aiutando non solo ad andare in bagno ma anche, quando necessario, a cambiare posizione a letto.

Alla luce di ciò, nel momento in cui ci si occupa della fase di selezione è importante, nella maggior parte dei casi, focalizzarsi verso persone con un sufficiente vigore fisico.

L’assistenza notturna in ospedale è una mansione indubbiamente complessa, che implica una grande solidità anche a livello emotivo. In virtù di quanto appena specificato, pur tenendo conto delle referenze, è cruciale affidarsi alla propria empatia, alla capacità di leggere gli altri che ognuno di noi ha e che ci permette di capire, per esempio, se ci troviamo davanti a qualcuno in grado di affrontare forti carichi di tensione senza perdere la lucidità.

Le esigenze speciali

Nel momento in cui si deve scegliere una figura di riferimento per l’assistenza notturna in ospedale a un proprio caro, è cruciale informarsi in merito alla sua esperienza con persone affette da patologie come l’Alzheimer.

Un anziano che si trova in ospedale perché si è rotto un femore cadendo mentre entrava in casa e che è comunque mentalmente presente a se stesso è in una condizione diametralmente diversa rispetto a quello che, pur avendo avuto lo stesso infortunio, ha ricevuto una diagnosi di malattia neurodegenerativa.

Nel secondo dei due casi, infatti, il paziente può palesare atti di violenza verso terzi. Ecco perché ci vuole assolutamente, dall’altra parte, una persona preparata ad affrontarli con atteggiamento professionale.

Fai da te? No, grazie!

Quando si parla dell’assistenza notturna in ospedale, molti commettono l’errore di pensare che sia un lavoro che possono fare tutti. Troppe persone, nonostante la maggior informazione su questi temi legata soprattutto all’invecchiamento della popolazione, pensano che la figura sopra citata sia semplicemente quel “qualcuno in più” che aiuta il parente anziano o disabile ricoverato in ospedale a non sentirsi solo.

Niente di più falso! Come abbiamo appena visto, l’assistente notturno in ospedale ha compiti molto complessi, motivo per cui, nel momento in cui lo si sceglie, è bene rivolgersi a un’agenzia specializzata. Queste realtà, sempre più diffuse sul territorio vista la necessità notevole dovuta ai cambiamenti demografici degli ultimi anni, selezionano professionisti preparati e seri tra cui scegliere con la certezza di avere davanti, di base, persone affidabili e competenti.